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Evasione: Sanzione amministrativa o penale

La legge stabilisce quando un illecito è punibile con una sanzione amministrativa (ammenda) o penale (multa o reclusione) e spesso la soglia, al di là della quale la condotta rileva penalmente, è quantitativa: tutto dipende da quanto si evade.

Esistono circostanze in cui l’evasione fiscale è ritenuta talmente grave da far avviare un procedimento penale. Le fattispecie di reati tributari sono quelle previste nel già citato D.lgs 74 del 2000, ossia nella “Nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto.

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Evasione fiscale

La legge prevede che l’evasione diventi reato solo al raggiungimento di determinate soglie, che stabiliscono il confine tra la sanzione di tipo amministrativo e quella penale.

Il reato di evasione fiscale non scatta automaticamente all’atto del mancato versamento del tributo richiesto dallo Stato, dal momento che la legge stabilisce determinate soglie superate le quali la condotta integra la fattispecie criminosa.
Sono comminate, invece, solo sanzioni di carattere pecuniario, di tipo amministrativo, a coloro che non hanno pagato i tributi dovuti, ma non sono andati oltre i confini definiti ex lege.

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Comunità cinese e diritto penale in Italia

In Italia, secondo il rapporto pubblicato dal Parlamento, la comunità cinese è composta da persone aggregatesi secondo la provenienza dalle città di origine della Cina Popolare. Ciascun gruppo è formato da un numero di persone variabili tra le dieci e le cinquanta persone. Riguardo al diritto penale i cittadini cinesi commettono delitti quasi esclusivamente in danno di connazionali. Ogni gruppo ha un capo e se ne entra a far parte attraverso cerimoniali di iniziazione. Analogamente avviene per coloro i quali fungono da mano d’opera, prevalentemente in aziende clandestine: essi facilmente possono essere acquisiti, quale manovalanza, da soggetti della medesima etnia che operano nel campo dell’illecito.
Il vincolo all’interno della famiglia o del gruppo è molto stretto, per cui è frequente il concetto di vendetta che può arrivare ad assumere il carattere della faida.
I gruppi cinesi, possono ricorrere alla intimidazione e/o alla violenza per raggiungere i loro obiettivi, praticano la regola dell’omertà e tendono al dominio del territorio ove operano. Le attività rientranti nel diritto penale e necessitanti di tutela legale poste in essere in Italia da cittadini cinesi sono di solito:

  • il traffico di clandestini ed i reati connessi alla falsificazione di documenti;
  • i reati informatici
  • i sequestri di persona a scopo di estorsione in danno di connazionali, molto spesso legati alla riscossione del prezzo da pagare per l’espatrio illegale, per il viaggio e per l’introduzione clandestina in Italia;
  • le estorsioni in danno di ristoratori e di titolari di laboratori manifatturieri cinesi;
  • le rapine;
  • il recupero crediti con metodi intimidatori e violenti; l’organizzazione del gioco d’azzardo;
  • lo sfruttamento della prostituzione, sotto la copertura di sale di massaggi e, più recentemente, anche su strada;
  • l’illegale detenzione e porto di armi;
  • l’omicidio di appartenenti a gruppi criminali avversari;
  • l’ evasione fiscale in attività commerciali;
  • la contraffazione e commercializzazione di merce di ogni genere prodotta ed importata, in massima parte dalla Cina.

Per quanto riguarda i rapporti con la criminalità italiana va detto che solo negli ultimi anni si sono avuti casi di gruppi criminali misti, composti cioè da cinesi e italiani, dediti oltre che a estorsioni e rapine anche a sequestri lampo.
Indagini giudiziarie hanno attestato che ingenti somme di denaro sono state investite nel settore immobiliare sia in Cina che in Italia. Gli inquirenti hanno accertato che le transazioni economico-finanziarie compiute da cittadini cinesi avvengono, di norma, utilizzando denaro contante, si tratti di spese per la gestione di attività commerciali legittime o di finanziamento dell’immigrazione clandestina.

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Revenge porn

Si definisce “revenge porn (dall’inglese revenge, vendetta) la condivisione di materiale pornografico, in immagini o video, attraverso la rete, con sistemi di messaggistica istantanea, i social network, senza il consenso della persona ritratta ed allo scopo di nuocerle, umiliarla o ricattarla. Particolarità di questo tipo di immagini e video è che gli stessi sono girati con il consenso della persona ritratta, ad esempio all’interno di coppie, nell’ambito di momenti intimi consensuali. A essere non consensuale, dunque, non è la realizzazione del materiale pornografico, ma la sua successiva diffusione.

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Riabilitazione, recente sentenza della Cassazione

Con sentenza n. 2095 del 12 dicembre 2023-17 gennaio 2024, la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha affermato che l’istituto della riabilitazione, così come prefigurato dall’art. 179 c.p., si caratterizza rispetto alle cause di estinzione del reato o della pena per un connotato di efficacia generale e residuale, in quanto è astrattamente idoneo a estinguere anche tutti gli effetti della condanna per cui lo stesso è intervenuto.

L’istituto riabilitativo, infatti, mira alla reintegrazione del condannato nella capacità giuridica rimasta menomata, conseguita mediante l’estinzione delle pene accessorie e degli altri effetti penali derivanti dalla condanna dell’imputato. Ne consegue che la riabilitazione è ammissibile tutte le volte in cui il condannato abbia mostrato di essersi ravveduto, serbando buona condotta e astenendosi dal compiere ulteriori atti riprovevoli, non essendo, invece, necessario che ponga in essere comportamenti positivi di valore morale.

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Condizioni per ottenere o perdere la Riabilitazione

La riabilitazione è un diritto concesso quando sono trascorsi almeno 3 anni dal giorno in cui la pena principale è stata espiata, o in qualche modo estinta (anche in caso di sospensione condizionale della pena valgono gli stessi termini). Per i recidivi, la riabilitazione è concessa dopo almeno 8 anni.

La riabilitazione non è concessa a chi è stato sottoposto ad una misura di sicurezza e questa non sia stata revocata, oppure a chi non ha adempiuto agli obblighi civili derivanti dal reato (tranne se dimostra di non essere nelle condizioni di rispettarli).

La riabilitazione è revocata di diritto se la persona che l’ha avuta commette, nei 7 anni successivi all’ottenimento, un reato doloso per il quale riporti una condanna pari o superiore a 2 anni.

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Furto identità digitale

I criminali informatici, attraverso attacchi cyber (specialmente ransomware e phishing) o tecniche di social engineering sottraggono informazioni sensibili agli utenti, come password, numeri di telefono, Codici Fiscali, numeri di Carte di Identità o carte di credito che vengono poi riutilizzate. Attraverso queste informazioni, infatti, gli autori del crimine possono per esempio effettuare acquisti online, avere accesso a informazioni sanitarie o finanziarie, accendere mutui, richiedere finanziamenti, intraprendere azioni legali a nome delle vittime, compiendo molto spesso reati.

Le modalità con cui questi attacchi e/o furti avvengono sono diverse ma raramente implicano passaggi singoli: al malintenzionato è sufficiente avere, per esempio pochi dati, come quelli di accesso alla mail, da usare successivamente per ottenere le password di tutti i servizi per cui l’indirizzo e-mail è stato inserito come metodo di recupero della chiave di sicurezza; un altro esempio è quello della SIM dei cellulari: se si attiva un numero di telefono a nome di qualcuno a cui si è stata rubata l’identità, quel numero può essere utilizzato in un secondo momento per registrarsi a tutti i servizi che lo usano come fattore di autenticazione.

Il furto d’identità integra il reato di frode informatica ex art 640 ter c.p..e prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da euro 51,00 a euro 1.032,00.

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Dialer

I dialer , letteralmente compositori automatici, parzialmente “nascosti” in un file.exe autoinstallante, con un massimo di due incauti “click”, sono capaci di disconnettere il pc dal provider al quale siamo connessi e collegarci ad un nuovo “provider” pre-impostato, con un costo che si aggira intorno ai 3 euro al minuto.

Rischio potenziale aggiuntivo: ad ogni nuova successiva connessione alla Rete, in alcuni casi, non verrà più utilizzata la nostra usuale connessione al provider solitamente scelto ma verrà attivata, come predefinita, quella al provider pre-impostato, con i conseguenti aggravi in bolletta.

L’esca è costituita da banner colorati e da promesse accattivanti, al limite della pubblicità ingannevole (“scarica gratis loghi, suonerie, foto di modelle, trucchi per playstation,?”), ormai disseminati ovunque sul web, in particolare sui maggiori portali e motori di ricerca, e che, una volta cliccati, operano un redirect dell’utente verso siti sui quali è possibile scaricare il materiale d’interesse, previo download o immediata esecuzione di un piccolo software (contenente il dialer).

Il Dialer integra una condotta disciplinata dall’art. 640 ter c.p e punisce chiunque, alterando il funzionamento di un sistema informatico, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. Tale reato prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da euro 51,00 a euro 1.032,00. A differenza del reato di truffa, nel caso di specie non è richiesta l’induzione in errore della vittima, in quanto ciò avviene di per sé con l’alterazione del sistema informatico stesso.

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Malware

Il malware è una categoria generale di software dannosi. Rientrano in questa categoria virus, worm, trojan horse e spyware. La condotta è compresa nell’art. 640 ter c.p. Il programma malware può avere la forma di codice eseguibile, script, o altro file apparentemente innocuo in cui viene inserito il software dannoso.

Il malware può colpire ogni genere di computer o device mobile ( tablet e smartphone). Viene diffuso Dai cybercriminali al fine di danneggiare i sistemi informatici, rubare o criptare le informazioni presenti sul dispositivo, usare il device all’insaputa del suo titolare.

La vittima può installare il malware volontariamente (come nel caso di un dipendente rancoroso che voglia “farla pagare” al proprio datore di lavoro), o involontariamente (per esempio tramite una pendrive USB apparentemente abbandonata). In questa seconda ipotesi – più frequente – l’utente apre il file apparentemente innocuo dopo averlo ricevuto da terzi (via email e social media) o scaricato dalla rete (es. software scaricato da uno store non ufficiale).

Per quanto riguarda le pene, come accennato, l’articolo dedicato è il 640 ter c.p.; quest’ultimo altro non è che un’estensione dell’art. 640 c.p. sul reato di truffa. Nello specifico, l’art. 640 ter c.p. punisce chiunque, alterando il funzionamento di un sistema informatico, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. Tale reato prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da euro 51,00 a euro 1.032,00. A differenza del reato di truffa, nel caso di specie non è richiesta l’induzione in errore della vittima, in quanto ciò avviene di per sé con l’alterazione del sistema informatico stesso.

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Il Pishing

ll phishing è un reato sempre più diffuso ai tempi nostri. Si tratta di una frode informatica ex art 640 ter c.p. ideata allo scopo di rubare l’identità di un utente della Rete. Quando viene attuato, una persona malintenzionata cerca di appropriarsi di informazioni quali numeri di carta di credito, password, informazioni relative ad account o altre informazioni personali convincendo l’utente a fornirgliele con falsi pretesti. Il phishing viene generalmente attuato tramite posta indesiderata o finestre a comparsa.